lunedì 28 maggio 2012

4. Di Marco e di quella volta che disse "A m'arcord" con un improbabile accento romagnolo

Il ragazzo dell’autobus, quello che non gli aveva staccato gli occhi di dosso per tutto il tempo del viaggio, se ne stava ora a tre passi da lui, davanti ad un altro degli espositori per l’ascolto dei cd, giusto quello alla sua sinistra, cuffia calata sulle orecchie, mano che batteva il ritmo su una coscia.
Marco immediatamente chinò il capo, distogliendo lo sguardo. Lesse un paio di volte la tracklist sul retro del cd che teneva in mano prima di darla vinta alla curiosità e di rivolgere un’occhiata al ragazzo.
Lui appariva sinceramente preso dall’album che stava ascoltando e non  sembrava essersi accorto di lui. Le dita che prima batteva contro la coscia ora tamburellavano sui cd in esposizione, mentre dondolava il capo e le spalle. Era davvero, davvero molto, molto attraente…
Quando una ragazza lo urtò per sbaglio sottraendolo al proprio rapimento, lo sconosciuto si voltò alla propria sinistra per vedere chi fosse stato. Indugiò qualche istante, voltando le spalle a Marco che ne approfittò per sbirciargli il sedere stretto nei jeans, che pareva essere davvero bello tondo. Quindi il ragazzo tornò ad ascoltare la sua musica. Ed eccolo a tradimento voltarsi distrattamente anche alla sua destra, giusto in direzione di Marco.
Marco si sentì avvampare, come fosse stato colto in fallo, ma il ragazzo non dimostrò in alcun modo di averlo riconosciuto e tornò a concentrarsi sull’ascolto dell’album nelle cuffie, completamente estraniato.
Marco ci restò malissimo, sentendosi quasi tradito. Riagganciò le cuffie e su due piedi s’allontanò. Al confine tra il reparto musica ed il reparto cinema, ebbe un’esitazione e si fermò, ma con uno sforzo s’impose di non voltarsi indietro.
Fu allora che Carlotta lo raggiunse e prendendolo per la spalla gli mostrò il libro che aveva scelto.
“Ti avevo lasciato con Antonella Clerici e mi arrivi con Isabella Santacroce…?” bofonchiò Marco.
“Già” rispose Carlotta, accompagnando la stringatissima affermazione con una mimica facciale che doveva sottolineare la convinzione della scelta effettuata.
“Guarda Charlotte…” cominciò col dire lui, dopo averle preso il libro di mano ed averlo un poco sfogliato. “Ho letto un paio dei suoi libri e a me la Santacroce piace… Però è un genere un po’ particolare e se non conosci proprio bene i gusti della tua amica e non sai se magari…”
Carlotta non lo lasciò terminare la frase. Gli sottrasse il volume dalle mani, girò i tacchi e senza proferire verbo tornò a passo veloce al reparto libri.
Marco si pentì subito di non essersi morso la lingua e di aver minato alle fondamenta la convinzione della sua amica: quel che voleva era allontanarsi da quel posto, tornare al piano superiore, fare un paio di complimenti di circostanza all’eventuale nuovo i-pad di Dario ed andarsene. Ora invece doveva aspettare Carlotta.
Diede un’occhiata al cellulare per assicurarsi che Ste non avesse sollecitato con un sms la loro riapparizione. Ma niente. Si avvicinò al primo stand di dvd, attento a dare le spalle al resto della sala.
I suoi occhi correvano su quella variopinta ed eterogenea parete di titoli e copertine/locandine, senza trovare un film che attirasse la sua attenzione. Del resto, i suoi pensieri erano tutti focalizzati sul ragazzo coi capelli scuri che non l’aveva proprio riconosciuto. Non l’avrebbe ammesso mai nemmeno a se stesso, ma la faccenda lo aveva offeso. E lui stesso non si capacitava del fastidio che stava provando.
Si accovacciò per dare un’occhiata tra i titoli che cominciavano per An. Passò in rassegna tutti i dvd della fila, scartabellandoli uno per uno, senza nemmeno leggere i titoli per intero. Appurato che non c’era il film che gli era venuto in mente di cercare, si rialzò dritto in piedi, accorgendosi in quel momento di avere qualcuno affianco.
“Ehi” disse il ragazzo coi grandi occhi neri.
Marco lo guardò, sorrise e si limitò ad un cenno della testa.
“Sai mica l’ora?” gli domandò lui, come aveva fatto sull’autobus per attaccare bottone.
“Ancora…?” scappò di bocca a Marco che, corrucciando la fronte, cominciò a frugare nella tasca dei pantaloni dove aveva riposto il cellulare.
“No, lascia stare. Era solo per vedere se ti ricordavi…”
A m’arcord…” rispose Marco, in un improbabile accento romagnolo, cogliendo al balzo il suggerimento di una locandina appesa alle spalle del suo interlocutore.
Lo sconosciuto diede segno di non aver inteso il significato della risposta.
“Vuol dire Mi ricordo in romagnolo…” spiegò Marco, che in quel momento si sentiva piuttosto stupido.
“Bene. Allora me lo segno” replicò sorridendo lo sconosciuto, che poi aggiunse: “Io sono Andrea” e gli tese la mano.
“Io sono Marco” rispose. Dopodiché aggiunse: “Segnatelo.”

L'episodio 1.
L'episodio 5.

1 commento:

Principe Kamar ha detto...

Non vedo l'ora che arrivi una nuova puntata, intanto spero che l'autore stia bene. Un grosso abbraccio coccoloso! :*